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Carciofo Violetto di San Luca

Nel 2021, Az. Agricola La Galeazza è diventata un membro nell'associazione del Carciofo Violetto di San Luca. Il 22 maggio 2022, il Carciofo Violetto di San Luca è stato riconosciuto dal Presidio Slow Food.

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La storia

Nella prima metà del Novecento, il carciofo di San Luca era una coltivazione chiave sulle colline a sud di Bologna. Coltivato su terreni argillosi, si distingueva per il sapore fresco, erbaceo e con note di liquirizia, diventando noto e apprezzato in tutta la regione. Negli anni '70, con lo spopolamento delle campagne, questa varietà è stata abbandonata. Oggi, molte ex case coloniche ospitano abitazioni di pregio, mentre i terreni circostanti restano incolti e gli orti produttivi hanno lasciato spazio a giardini ornamentali.

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La pianta

Il ciclo vitale del carciofo inizia a settembre e termina a luglio. Predilige suoli argillosi ben drenati, da mantenere soffici e areati, con irrigazione moderata, soprattutto in primavera. La gestione delle infestanti esclude diserbanti chimici, e le concimazioni avvengono in autunno e primavera. I capolini principali e secondari, raccolti tra metà maggio e metà giugno, sono la parte più pregiata. La riproduzione avviene per via agamica, tramite i carducci laterali che generano nuove piante, preservando così le caratteristiche originali grazie alla cura dei contadini.

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Il Carciofo servito

I carciofi di San Luca si mangiano freschi o appena lessati e conditi con olio extravergine e sale, ma possono anche essere messi sott’olio o trasformati in creme e patè. Anche i carducci, i polloni in eccesso che vengono staccati dalla pianta in autunno e all’inizio della primavera (con la “scarducciatura”), sono ingrediente di diversi trasformati.

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